ARI sostiene che l’occupazione nel mondo agricolo e rurale in Europa e nel Mondo intero debba essere una priorità nell’adozione di Politiche Agricole. Le campagne non devono diventare il laboratorio dell’erosione dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.

Il processo di concentrazione dei mezzi di produzione, la concentrazione delle zone di produzione ad elevata intensità di sviluppo industriale e la spinta alla concorrenza tra gli agricoltori e l’industria agroalimentare genera la scomparsa di centinaia di migliaia di fattorie in Europa, la desertificazione di alcune zone rurali e costringe intere popolazioni rurali impoverite all’emigrazione interna e / o transfrontaliera verso i bacini di lavoro (soprattutto agricoli) spesso precari.

I lavoratori stagionali in tutti i settori e in particolare nel settore agricolo sono spesso in concorrenza fra di loro per favorire il profitto dei datori di lavoro. Il carico di lavoro in queste zone di produzione non è più determinato o regolamentato dalle leggi dell’agronomia, ma solo dalle richieste e dalle risposte del “mercato” e della distribuzione, il che aumenta l’incertezza e l’insicurezza per i lavoratori stagionali. La massiccia necessità di manodopera in questi settori della produzione e la crescente insicurezza in alcune zone d’Europa, ha portato alla creazione di nuove politiche in materia di immigrazione, un cambiamento della legge, che ha eroso i diritti del lavoro.

Noi rifiutiamo che partendo dalla condizione di lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici stagionali immigrati nei paesi dell’Unione Europea, siano violati:

  • La Convenzione europea per i diritti umani,
  • la Convenzione OIL n. 97,
  • il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali,
  • la Convenzione internazionale sui diritti dei lavoratori migranti.

L’Unione Europea non può dare adito ad un regime economico che deroghi a questi testi, in particolare nel rispetto del principio della parità di trattamento che è al centro della politica europea. Non può e non deve “ghettizzare” la situazione dei migranti stagionali rispetto a quella degli altri lavoratori e di altri migranti.
 Le necessità di lavoratori e lavoratrici stagionali in agricoltura possono essere soddisfatte non consentendo uno statuto speciale, ma rispettando le norme del diritto comune dei lavoratori anche per le persone occupate a titolo temporaneo.

ARI si impegna a lottare insieme ai sindacati, alle associazioni e alle varie reti per un’agricoltura che rispetti tutte le sue lavoratrici e lavoratori:

  • Contro le violazioni dei diritti dei lavoratori;
  • Per ottenere una garanzia di parità di trattamento;
  • Per la fine del precarietà dello status di lavoratrice o lavoratore stagionale;
  • Per la promozione di un’agricoltura che rispetta i lavoratori e l’ambiente.

Inoltre vogliamo che l‘Unione Europea garantisca il rispetto da parte degli Stati della condizionalità degli aiuti economici. Chiediamo:

  • Il divieto di aiuto economico agli Stati Membri in cui gli agricoltori non rispettano i loro obblighi in quanto datori di lavoro;
  • Il divieto per gli Stati Membri di aiutare o sovvenzionare quelle aziende agricole che non rispettano le regole e le convenzioni in materia di lavoro salariato;
  • L’istituzione di un speciale contributo per le piccole aziende europee, in riconoscimento della loro importanza economica, sociale e territoriale;
  • L’arresto del processo di concentrazione della produzione agricola e l’introduzione di sostegno a favore di un migliore equilibrio tra le regioni europee e le aziende agricole (rilocalizzazione);
  • L’inclusione di una componente di monitoraggio delle condizioni di lavoro della manodopera stagionale.

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Se foste interessati/e a saperne di più o a fare parte del gruppo, potete contattare Fabrizio Garbarino (+39 331 909 2823 / garbarino.fabrizio@gmail.com).