L’agricoltura contadina è considerata marginale da chi la ritiene erroneamente ininfluente sul piano economico e produttivo e destinata a scomparire sotto i colpi del processo di modernizzazione.

Tuttavia, questa è una concezione del tutto errata. Alcuni elementi di questa agricoltura costituiscono infatti quella che è la forma più diffusa, in Italia e nel mondo, di coltivazione: l’agricoltura familiare, che produce olte l’80% del cibo mondiale.

Secondo la FAO, che all’agricoltura familiare ha dedicato una intera Decade di azioni internazionali, fanno riferimento a questo modello agricolo l’85% degli agricoltori in Asia, il 62% in Africa, ben l’83% in America centrale e settentrionale, l’68% degli agricoltori in Europa e infine il 18% di quelli in Sud America.

Se da una parte infatti vi è l’industria agroalimentare orientata all’esportazione, sempre meno “nazionale” nonostante gli impressionanti sostegni pubblici, dall’altra vi è l’agricoltura contadina, articolata su una miriade di piccole e piccolissime imprese agroalimentari: sono quasi 1 milione e 300 mila aziende solo in Italia e rimangono la struttura su cui continua a poggiare il sistema agroalimentare italiano, nonostante la competizione iniqua con il modello agricolo industriale dominante.

Le aziende contadine sono fondate sull’acquisizione di reddito attraverso il lavoro. Sono realtà fortemente radicate nei territori e prevalentemente orientate al mercato locale, che hanno nel tempo sviluppato una gestione dell’attività produttiva relativamente autonoma dai circuiti di mercato e soffrono, tra le altre cose, di una pressione burocratica eccessiva rispetto alle loro dimensioni. Non da ultimo, esse rappresentano l’unica agricoltura capace di conservare la ricchezza della biodiversità e dei paesaggi agrari, tenendo popolate le campagne e la montagna e vivi i saperi, le tecniche, i prodotti locali.

Dal 2009 l’Associazione Rurale Italiana promuove la Campagna Popolare per l’Agricoltura Contadina. Clicca qui per saperne di più!