Raccolte già 400 mila firme, è possibile firmare fino al 19 novembre

Le 27 Associazioni contadine, del biologico, ambientaliste e della società civile riunite nel Coordinamento Italia libera da OGM rilanciano le loro richieste: i nuovi OGM rimangano regolamentati dalla direttiva 2001/18/CE e con un’etichettatura trasparente!

ROMA, 17 NOVEMBRE – Il  Coordinamento Italia libera da OGM – C.I.L.O. composto da associazioni contadine, ambientaliste e della società civile – annuncia la chiusura della campagna #ItaliaLiberadaOGM per promuovere la petizione europea #IchooseGmofree il 20 novembre ore 10:00. La campagna ha mobilitato cittadini della UE con l’obiettivo di prevenire la deregolamentazione dei nuovi OGM.

In poco più di sei mesi sono state raccolte oltre 400.000 firme, un chiaro segnale della comune volontà dei cittadini italiani ed europei di mantenere anche per i nuovi OGM l’attuale regolamentazione prevista dalla Direttiva europea 2001/18 e la totale trasparenza in etichetta.

Sarà ancora possibile fino al 19 novembre firmare la petizione on line sulle seguenti pagine web:

https://aiab.it/ogm-petizione-europea-contro-la-deregulation/

https://www.assorurale.it/2022/09/16/firma-la-petizione-europea-per-dire-no-ai-nuovi-ogm/

https://www.croceviaterra.it/petizione-no-ogm/

https://www.slowfood.it/slow-food-europe/cosa-fa-slow-food/organismi-geneticamente-modificati-ogm/petizione-nuovi-ogm/

Perché una petizione europea

L’iniziativa  è nata da un’ampia coalizione europea ed in Italia vede coinvolto il Coordinamento Italia Libera da OGM, che in questi anni ha ripetutamente denunciato e fermato i tentativi di deregolamentare l’iter legale per la coltivazione dei nuovi OGM a scapito del principio di precauzione e dei diritti dei consumatori e dei produttori.

Questa pressione per una liberalizzazione viene dalle organizzazioni dell’agroindustria e delle imprese sementiere, nel tentativo di forzare le regole europee per aggirare i requisiti giuridici che regolano il rilascio dei nuovi OGM in campo, la loro tracciabilità lungo le filiere e la loro etichettatura. L’Italia, da oltre 20 anni, ha fatto la scelta di restare un paese libero da coltivazioni OGM, e questo è uno dei fattori distintivi del Made in Italy agroalimentare. Questa decisione, grazie anche ad una legislazione sempre più stringente, rappresenta una chiave della forza commerciale e della garanzia di qualità del nostro cibo sul mercato. La deregolamentazione dei nuovi OGM metterebbe invece a rischio l’intero comparto con conseguenze irreversibili. Per questo, la richiesta delle organizzazioni è che la sperimentazione resti nei laboratori accreditati e il rilascio rimanga sottoposto alle attuali condizioni della Direttiva UE del 2001, che obbliga a valutare accuratamente il rischio, tracciare ed etichettare gli organismi geneticamente modificati.

I nuovi OGM sono sempre OGM

Che anche le nuove biotecnologie di editing del genoma, affermatesi negli ultimi dieci anni, producano a tutti gli effetti degli OGM, è sancito da una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 25 luglio 2018. Questa sentenza oggi rischia di essere messa in discussione e aggirata riscrivendo le norme che regolano il settore ed esentando le nuove biotecnologie dal perimetro della legge europea. Ciò aumenterebbe i rischi di contaminazione irreversibile delle colture convenzionali e biologiche da parte dei nuovi OGM, con la conseguenza di compromettere tutti i vantaggi derivanti dall’aver perseguito una politica che ha tenuto il nostro paese libero da OGM.

La promessa dei difensori delle nuove biotecnologie è che i nuovi OGM permetteranno una maggior resilienza delle colture al cambiamento climatico e consentiranno una riduzione dell’uso della chimica in agricoltura. Le organizzazioni del Coordinamento Italia Libera da OGM sostengono invece che l’editing del genoma non è la risposta alla crisi climatica nè a quella relativa all’accesso non ovunque garantito ad una alimentazione completa e sana: si tratta di problematiche collocate in un quadro di inadeguatezza dei sistemi alimentari, ampiamente riconosciuto dalla comunità scientifica e dalle agenzie internazionali, la cui soluzione non contempla scorciatoie tecnologiche ma una mutazione di approccio in chiave di sostenibilità dei sistemi globali del cibo, dalla produzione alla distribuzione e consumo. Nell’attuale sistema di regole, l’immissione sul mercato di prodotti ingegnerizzati, oltre a provocare impatti ecologici e sulla sicurezza alimentare ancora in gran parte ignoti e inesplorati, è destinata a concorrere ad una estensione di diritti di proprietà intellettuale su varietà vegetali ancora accessibili agli agricoltori, accentuando ancora di più gli squilibri già presenti nei sistemi agroalimentari. Solo l’agricoltura biologica, l’agroecologia, le scelte responsabili di produttori e consumatori potranno assicurare la tutela della biodiversità, la riduzione effettiva di pesticidi ed erbicidi, la produzione di cibo sano in un ambiente sano.

“Con questa petizione – spiegano le associazioni – chiediamo dunque al nostro governo, alla Presidente del Consiglio e ai ministri dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e della Salute di opporsi al tentativo di smantellare la normativa basata sul principio di precauzione per favorire i colossi dell’agribusiness. L’Italia deve restare un paese libero da OGM e i consumatori devono poter contare su una reale libertà di scelta e su un’informazione ed etichettatura trasparente. Evitiamo che per il guadagno di pochi si metta a rischio il futuro economico ed ecologico dell’agricoltura”.

FIRMA LA PETIZIONE QUI!

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