Agricoltura contadina: chiediamo diritti, non etichette!  

Così si conclude il documento che la Commissione agricoltura del Senato della Repubblica ha chiesto ad Ari di depositare, in merito al disegno di legge 17 del 2023 “Disposizioni per il riconoscimento della figura dell’agricoltore custode dell’ambiente e del territorio e per l’istituzione della Giornata nazionale dell’agricoltura”.

Pur condividendo l’idea che questo paese non dia adeguato riconoscimento sociale ai lavoratori dei campi, siano essi coltivatori diretti o salariati, non ci sembra che la proposta colga l’obiettivo di promuovere iniziative che tutelino e rafforzino i diritti contadini. Al contrario, vedere gli agricoltori come custodi di retaggi culturali “tradizionali” che vanno “conservati” li confina in uno spazio separato dalla società. I contadini nei nostri giorni non vivono solo di tradizione ma sono essi stessi un elemento costante del rinnovamento che avviene nelle campagne. Sono loro, ad esempio, che hanno adottato e promosso l’agricoltura biologica sin dall’inizio senza nessun riconoscimento e sostegno, e sono loro a rappresentare le aziende costrette ad adattarsi ai grandi cambiamenti sociali, economici ed ambientali della società.

L’effettiva implementazione e il rispetto delle normative di tutela ambientale, in particolare di quelle a freno del consumo di suolo che minaccia enormemente l’agricoltura, sarebbero già un’ottima garanzia della reale possibilità degli agricoltori di custodire il territorio rurale mantenendolo vivo e accogliente.

Ari suggerisce dunque alle forze di Governo che hanno proposto il ddl 17 di impegnarsi innanzitutto per la ratifica della Dichiarazione ONU sui diritti contadini (UNDROP), e poi di riprendere l’impegno istituzionale per dare finalmente un riconoscimento organico all’agricoltura contadina attraverso le proposte di legge già depositate in Parlamento.

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