05 marzo 2024

Mentre in Italia e in Europa le proteste dei trattori continuano e la Commissione Europea, piegata alle richieste dell’agro-industria, indietreggia sull’impegno ambientale preso con il Patto Verde (“Green Deal”), noi di ARI veniamo chiamati in audizione presso la Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati per parlare di CETA, l’accordo commerciale tra Unione Europea e Canada. L’audizione informale è stata promossa nel contesto della discussione sulla proposta di legge C. 676 (UE-Canada) Ratifica ed esecuzione di Accordi tra l’Unione europea e il Canada nel quadro del CETA.

Lo scorso 21 Febbraio abbiamo quindi riportato la nostra posizione riguardo a CETA e in generale agli accordi di libero scambio che l’Europa continua a spingere come soluzione alla crisi alimentare. Qui potete leggere e scaricare la nota informativa mandata ai Deputati e alla base del nostro intervento. 

Tra i punti centrali abbiamo evidenziato i danni profondi che CETA provoca alle aziende zootecniche di piccola e media scala sul territorio italiano; i rischi dell’ulteriore rafforzamento economico (e quindi decisionale) di un solo gruppo industriale sull’intero comparto lattiero caseario; la concorrenza sleale tra prodotti importati, in particolare cereali; l’impatto sui prodotti italiani ancora certificati “liberi da OGM”, che potranno essere contaminati da sementi e materiali da riproduzione importati dal Canada. Inoltre, prevedendo la possibile commercializzazione di carne da allevamento di cloni, abbiamo allertato sull’impatto negativo sui consumatori a cui viene tolta la possibilità di scegliere tra i diversi tipi di carne.

In conclusione, abbiamo sottolineato come “la liberalizzazione dei mercato tra due Paesi che hanno forti strutture produttive agricole giova solo e soltanto ad un numero ristretto di imprese agroalimentari che, in Italia, sono imprese multinazionali di cui una parte con sede legale e controllo azionario maggioritario fuori dell’Italia stessa.” In linea con le contadini e i contadini del Coordinamento Europeo Via Campesina che anche lo scorso 26 Febbraio hanno manifestato a Bruxelles, ARI chiede una forte regolamentazione del mercato interno, la fine di tutti gli accordi di libero scambio, l’effettiva applicazione della direttiva sui prezzi sleali (UTP) e il divieto di vendere al di sotto dei costi di produzione per assicurare prezzi e redditi giusti a chi produce cibo. Il problema centrale delle politiche alimentari europee non sono le misure ambientali previste dal Patto Verde ma il fatto che esse siano scritte ad-hoc per le multinazionali dell’agro-industria e per un’economia di sfruttamento e competizione che danneggia i contadini tanto in Europa quanto nel Sud Globale. Abbiamo bisogno di un nuovo modello di commercio internazionale basato sui principi di sovranità alimentare e solidarietà internazionale e il movimento contadino giocherà un ruolo fondamentale nel costruirlo e rivendicare.

Queste le posizioni portate anche in una riunione informale con i capigruppo della Commissione Agricoltura, che si è tenuta il 22 febbraio, dove siamo stati convocati nel contesto delle proteste dei trattori in un confronto promosso dalla ONG FairWatch. In questa riunione abbiamo ribadito l’urgenza di leggi e di azioni a sostegno dell’agricoltura contadina che da sola alimenta circa un terzo della popolazione italiana.

In questo momento caratterizzato da una forte crisi di rappresentanza in cui i produttori non si riconoscono più nelle proprie associazioni di categoria, prendere voce diretta all’interno delle istituzioni è più urgente che mai. Abbiamo bisogno di difendere questi pochi spazi rimasti e continuare a denunciare il potere delle multinazionali nei processi decisionali.

Al contempo, riconosciamo l’importanza del dialogo con altri produttori e con altre parti della società civile, nonché delle sinergie che si possono e devono creare con altri movimenti che chiedono giustizia climatica, lavorativa e sociale.

Noi produciamo cibo, non lo fabbrichiamo!

 

Contatti:

Antonio Onorati – antonio.onorati48@gmail.com – +39 340 821 9456

Fabrizio Garbarino – garbarino.fabrizio@gmail.com – +39 331 909 2823

 

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