Colà di Lazise, 25 Novembre 2020

In questo 25 Novembre, giornata internazionale contro ogni forma di Violenza, vogliamo portare l’attenzione sulla violenza verso  le lavoratrici e i lavoratori agricoli, vittime della Violenza sistemica su cui si fonda anche il sistema alimentare italiano. Il momento di crisi che stiamo attraversando ha esasperato una situazione già grave. Invece di regolarizzare e tutelare chi assicura l’approvvigionamento alimentare di tutti durante la pandemia, il governo italiano ha affossato ulteriormente i loro diritti. In Italia, la sanatoria del Decreto Rilancio per la regolarizzazione degli “stranieri” nel settore agricolo è stato un totale fallimento. Il lavoro irregolare è aumentato e la mancanza del rispetto delle  misure igienico-sanitarie ha favorito i contagi negli spazi di lavoro e in quelli abitativi. Chi è riuscito a raggiungere l’Italia, si è esposto al rischio senza alcuna tutela e chi già si trovava in loco è rimasto in condizioni di povertà e illegalità, con un carico di lavoro maggiore, in ghetti sovraffollati e privi di qualunque servizio  di base. Costretto ad affrontare ogni giorno la Violenza degli intermediari e dell’organizzazione del lavoro nei campi.

l’Italia oggi si scopre dipendente dai lavoratori stranieri, arrivati a rappresentare circa un terzo di quelli regolarmente assunti. Nel 2020 l’Italia ha autorizzato l’ingresso di una quota di 20.000 lavoratrici e lavoratori stagionali extracomunitari, di cui 6.000 per l’agricoltura, ai quali vanno aggiunte le persone provenienti da Paesi dell’Unione Europea. Nonostante essi rappresentino il pilastro più importante per l’approvvigionamento alimentare globale, lavoratrici e lavoratori agricoli rimangono l’ultimo anello della catena di sfruttamento della forza lavoro. Gli “invisibili”, appunto, come invisibile è la Violenza che oggi vogliamo denunciare.

In occasione della giornata internazionale per l’eliminazione di ogni forma di Violenza chiediamo ORA:

Il riconoscimento della centralità delle lavoratrici e dei lavoratori agricoli nel garantire la sovranità alimentare;

La regolarizzazione degli invisibili, lo smantellamento dei ghetti, il diritto all’abitare, la garanzia di condizioni di vita sicure e dignitose per tutte le lavoratrici e i lavoratori agricoli, adulti e bambini, nel rispetto dei loro diritti e del loro benessere;

La garanzia di norme igienico-sanitarie in tutti i posti di lavoro legati alla catena alimentare, dalla produzione alla lavorazione e al trasporto;

L’inclusione e il rispetto della condizionalità sociale nei Piani Strategici Nazionali e Regionali previsti della Politica Agricola Comune (PAC) appena approvata dal Parlamento europeo , che sancisce – finalmente – come non si debbano dare fondi pubblici a chi si macchia di reati legati allo sfruttamento del lavoro.

Il riconoscimento e la valorizzazione del ruolo delle donne contadine, che producono la metà del cibo mondiale, ma che sono le prime vittime dei sistemi patriarcali. In particolare, chiediamo la fine della Violenza contro le donne nelle campagne e nelle città, così come è affermato nella Dichiarazione dei Diritti Contadini nell’Art. 4.

Vogliamo ORA sistemi alimentari giusti e fondati sui principi della Sovranità Alimentare. Vogliamo società dove alla Violenza si sostituisca la Cura, della Terra e di chi la lavora!

 

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