La nona legislatura del Parlamento europeo è iniziata nel 2019 in un’atmosfera di speranza e di grandi ambizioni. L’avvento del “Green Deal”, della strategia “Farm to Fork” e, in particolare, dei relativi obiettivi sembravano promettere un’evoluzione verso sistemi alimentari sostenibili.

Tuttavia, negli ultimi due anni, queste politiche sono state svuotate di ambizioni e contenuti sostanziali, tra incertezze e timori. La situazione politica globale e le politiche pubbliche europee sono state scosse da guerre, disastri climatici e crisi sociali, sanitarie ed economiche, caratterizzate da un discorso politico sempre più semplicistico, populista e polarizzato, che ha portato all’ascesa dell’estrema destra in molti Paesi. A ciò si aggiunge la pressione delle istituzioni europee verso false soluzioni come l’agricoltura carbone e gli OGM. La questione sollevata in questo contesto è se vogliamo che l’UE serva gli interessi dei cittadinə o delle imprese.

Gli agricoltorə dell’UE sono scesi in piazza dal gennaio 2024 per chiedere prezzi equi, la fine degli accordi di libero scambio, una PAC più equa e una riduzione degli oneri amministrativi per chi produce. Questo manifesto viene pubblicato nel bel mezzo delle proposte e delle votazioni dell’UE, quindi non è possibile trarre conclusioni immediate. Tuttavia, gli elementi sulla catena del valore sono promettenti e devono essere trasformati in azioni concrete. Allo stesso modo, le proposte di semplificazione della burocrazia non possono essere attuate senza affrontare le enormi sfide climatiche e ambientali del nostro tempo. Anche in questo caso è fondamentale garantire che gli interessi dei contadinə e dei cittadinə siano prioritari.

L’impatto sull’agricoltura e sull’alimentazione è stato notevole in un contesto già incerto. L’Europa conta oggi circa 9 milioni di aziende agricole, rispetto ai 15 milioni del 2003, e l’età media dei produttorə è di 57 anni. Essi lottano per accedere alle sementi, alla terra, all’acqua e al mercato. Le politiche pubbliche privilegiano gli interessi del mercato e i profitti delle imprese rispetto ai diritti umani e all’alimentazione della popolazione.

I limiti dell’attuale sistema, della crescente industrializzazione dell’agricoltura (in particolare dell’allevamento) e degli ingannevoli meccanismi di sovvenzione della PAC sono sempre più evidenti. La biodiversità sta crollando, il suolo si sta deteriorando, il cambiamento climatico sta accelerando e i contadinə sono i primi a pagarne il prezzo.

Eppure, di fronte a tutto questo, i contadini continuano a portare soluzioni e speranza alle popolazioni. Continuano a coltivare concretamente un modello agricolo alternativo e più resiliente, basato sulla sovranità alimentare e sull’agroecologia contadina. Questo modello è in grado di nutrire tutti i cittadini, grazie a un approccio sociale che permette di affrontare molteplici crisi sistemiche e si adatta al meglio alle realtà uniche di ogni territorio europeo.

Questo tipo di agricoltura su piccola scala è possibile solo con un gran numero di aziende agricole e con buone condizioni di vita e di lavoro per i contadinə e i lavoratoriə agricolə in tutta Europa. Le politiche devono sostenere gli attuali produttori e consentire loro di passare a modelli sostenibili. Queste politiche devono incoraggiare il rinnovamento generazionale, in modo che più persone e più giovani possano accedere alla professione.

Dobbiamo costruire ponti di solidarietà e comprensione tra aree urbane e rurali e decostruire l’attuale retorica polarizzante. Dobbiamo essere solidali con il resto del mondo e affrontare la questione di un commercio agricolo internazionale più equo.

In un contesto di rivolta agricola in tutta Europa, ci sono chiare richieste di prezzi e mercati agricoli più equi e di migliori condizioni di lavoro. Le elezioni europee del giugno 2024 devono permettere ai nostri decisori di organizzare una transizione dei sistemi agricoli e alimentari basata su questa visione della sovranità alimentare.

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