Il peso dei prodotti alimentari e bevande analcoliche è una delle voci più importanti nel paniere dei consumi: nel 2025 rappresentava il 17,13% ; era nel 2022 (NIC) il 18,37% . Ciò significa che quasi un quinto della spesa delle famiglie italiane è destinato a questa categoria, quindi le sue variazioni di prezzo hanno un impatto diretto e consistente sulle condizioni di vita e, più in generale sull’inflazione. Va ricordato che le famiglie a bassa capacità di spesa destinano una quota molto più alta del loro bilancio all’acquisto di beni alimentari e necessità primarie rispetto alle famiglie più agiate. I beni alimentari hanno quindi un impatto redistributivo negativo in fase inflattiva, colpendo in misura sproporzionata i redditi più bassi.

In conclusione, i prodotti alimentari hanno un “doppio peso” nel processo inflattivo: un peso quantitativo elevato nel paniere dei consumi e un peso sociale ancora più elevato, perché la loro inflazione grava in misura sproporzionata sulle famiglie con minore capacità di spesa, ampliando le disuguaglianze.

Secondo i dati ISTAT (ISTAT – Indici nazionali NIC per divisione di spesa) dal 2010, stesso periodo a luglio 2025 i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati del 34,7%. A questo non è corrisposto un aumento dei prezzi pagati ai produttori agricoli né un aumento corrispondente della capacità d’acquisto del salario reale che in Italia è stagnante da decenni (pre-2020) ed ha subito un drastico calo negli anni (2022-2023) a causa di un’inflazione molto più alta della crescita salariale senza aver avuto un miglioramento negli anni più recenti. Allo stesso tempo i prezzi pagati agli agricoltori non sono allineati con l’andamento dei prezzi al consumo.

I dati aggiornati per il 2024 ci dicono che gli acquisti di prodotti alimentari sono aumentati in valore e diminuiti in quantità. Detto diversamente: paghiamo di più per acquistare di meno. L’andamento dei dati sulla povertà alimentare in Italia ne sono la conferma. E’ un fenomeno strutturale che colpisce quasi il 10% della popolazione, con picchi allarmanti tra i minori e al Sud. È peggiorato nel 2022 dopo la lieve pausa del 2021, tornando ai massimi storici. È stato esacerbato dall’impennata inflazionistica del 2022-2023, che ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie più vulnerabili. Non viene affrontato da vere politiche pubbliche ma solo da rete caritativa privata, quest’ultima sempre più sotto pressione.

E’ una sofferenza sociale diffusa, dove la capacità di accedere a un’alimentazione dignitosa e sufficiente è ancora una sfida per milioni di persone, che sono escluse dal consumo di prodotti alimentari di qualità e sono costretti a trovare la propria fonte di approvvigionamento nei discount e nella lista delle offerte scontate.

Come ARI crediamo sia importante non colpevolizzare chi non ha i mezzi per approvvigionarsi ad altri canali di vendita di prodotti alimentari, ma crediamo sia fondamentale dare delle indicazioni per agevolare l’acquisto attraverso canali “agricoli”:

in primis i mercati rionali e contadini presenti in quasi tutte le città italiane con preferenza alle realtà che vendono esclusivamente o in modo maggioritario le loro produzioni e i mercati auto-organizzati da reti di produttori e/o gas o altre realtà dell’economia solidale;

le botteghe alimentari presenti nei piccoli centri, soprattutto quelle che lavorano direttamente con i produttori locali e che restano anche un presidio sociale in zone oramai con servizi sempre più scarsi;

la vendita diretta in azienda agricola e tramite i gruppi di acquisto solidali che garantisce un contatto diretto e la creazione di una relazione fiduciaria;

le botteghe del commercio equo alle quali proporre l’acquisto di prodotti agricoli locali in un’ottica di solidarietà nord/nord;

gli empori di comunità che sono in sviluppo e crescita nel nostro paese per rendere più semplice l’approvvigionamento e l’autodeterminazione dei consumatori che diventano “proprietari e soci” della realtà di distribuzione;

senza dimenticare che si potrebbe realizzare una sinergia maggiore con gli empori solidali e le cucine popolari che affrontano in prima linea il fenomeno della povertà crescente appunto;

le Comunità di Supporto all’agricoltura CSA nelle varie modalità sperimentate che spesso portano le piccole produzioni contadine a ridosso dei grandi centri abitati e delle periferie delle nostre città.

Tutte queste “Reti Alimentari Contadine” sono una grande occasione da sostenere da parte delle politiche pubbliche ai vari livelli amministrativi per dare futuro all’agricoltura contadina l’unica che si sta dimostrando, a livello mondiale, resiliente e in grado di produrre cibo sano e di qualità, un ambiente in equilibrio e di proteggere la biodiversità per arrivare a salvaguardare chi la terra la lavora da millenni e con sapienza. Ma anche la meno sovvenzionata e garantita e messa ancor più in crisi dai cambiamenti climatici e dall’impoverimento generale.

È anche un’occasione per stipulare una vera alleanza tra contadini e cittadini, tra economia, mutualismo e lotta alla povertà, che garantisca la creazione e il mantenimento di un reddito degno e del futuro del pianeta.

SCOPRI DI PIU’ SULLA CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO LANCIATA DA ULTIMA GENERAZIONE QUI!

LEGGI SCARICA IL CONTRIBUTO COMPLETO QUI!