28 Marzo 2022

Sulla spinta della guerra in Ucraina, e della crisi globale che ne deriva, il concetto di “sicurezza alimentare” si fa strada soffocando quello di “sovranità alimentare” che in Europa, nella recente riforma della Politica Agricola Comune (PAC), aveva trovato un timido respiro nella strategia “dal Campo alla Tavola” (“Farm to Fork”). Una strategia che riconosce il ruolo vitale dei piccoli produttori nel produrre cibo, salvaguardare la biodiversità e rivitalizzare i territori.

In una nostra recente analisi, abbiamo spiegato come la guerra apre le porte alla speculazione più violenta, quella che approfitta di una crisi umanitaria per distorcere i prezzi dei beni alimentari (e non solo) vendendoli e rivendendoli al mercato nero. Il cibo in Europa di certo non manca, eppure in questi giorni le istituzioni e i governi ci dicono che bisogna in tutti i modi aumentare la produzione per assicurare la sicurezza alimentare.

In questo clima emergenziale, ci chiediamo, quali saranno le sorti della PAC in Europa? Già da Bruxelles arriva la notizia che la strategia Farm to Fork potrebbe essere temporaneamente abbandonata. Come già sottolineato dal Coordinamento Europeo Via Campesina, la guerra sta venendo usata come pretesto per annullare le poche buone conquiste ambientali e sociali della nuova PAC e delle strategie europee. Ecco che, come già sperimentato durante la pandemia, si presenta una nuova opportunità per mettere da parte i contadini e fare strada alle multinazionali, agli OGM, ai fertilizzanti, alla digitalizzazione, all’intensificazione ed estensificazione della produzione. Ecco che, ancora una volta, ci rendiamo conto che per “sicurezza alimentare” si intende la riproduzione del sistema alimentare industriale con il sostegno del denaro pubblico.

Il 31 Dicembre scorso il nostro governo ha mandato alla Commissione europea la proposta per il Piano Strategico Nazionale (PSN) dell’Italia relativo alla PAC. Su questo documento abbiamo fatto un lungo e dettagliato lavoro di analisi ed espresso la nostra posizione al Commissario europeo all’agricoltura, on.le Janusz Wojciechowski e al ministro Patuanelli.

Dalla nostra analisi è emerso che i pochi buoni elementi presenti nella PAC riformata sono andati persi nel PSN dell’Italia. Di seguito, proviamo a riportare alcune delle nostre considerazioni.

Nella strategia proposta dal nostro governo, si continua a dare priorità alla Grande Distribuzione Organizzata (GDO) che schiaccia i più piccoli produttori con i prezzi insostenibili, esercitando un forte potere di mercato. In questo sistema, la produzione agricola italiana resta finalizzata al commercio internazionale: questo allontana dall’obiettivo della sovranità alimentare e causa forti vulnerabilità, come la guerra in Ucraina ci sta dimostrando in questi giorni. 

Nella proposta del PSN, inoltre, i soldi della PAC non vengono usati per incentivare la creazione di nuove aziende agricole e l’entrata di giovani in agricoltura, ma per ingrandire, intensificare e digitalizzare quelle già esistenti. Questo è molto grave, considerando che in Italia in forte calo il numero delle aziende agricole: – 32,2% nell’ultimo decennio (ISTAT Jul 7, 2021) e che abbiamo meno giovani in agricoltura rispetto al resto d’Europa. Inoltre, rispetto alla PAC europea, nel PSN italiano scompaiono l’obbligo di un tetto massimo di contributi aziendali (cioè gli aiuti per ettaro dati alle aziende) e il regime facilitato di aiuti per i piccoli agricoltori.

Sugli eco-schemi, cioè la falsa promessa di premiare le aziende”green”, la quota maggiore delle risorse totali (pari a circa il 40%) viene assorbita dai settori e dai territori caratterizzati da pratiche intensive, come il comparto zootecnico della Pianura Padana o la monocoltura dell’ulivo del Sud Italia. La transizione climatica del settore agricolo viene quindi affidata a chi inquina di più e non all’agroecologia contadina, che è l’unico possibile approccio per produrre nel rispetto dei limiti ecosistemici e della giustizia climatica.

Infine, nel PSN, non viene proposta nessuna normativa seria e specifica per l’attuazione della tanto sofferta condizionalità sociale per la tutela dei diritti dei lavoratori e lavoratrici agricoli. Su questo punto, noi di ARI avevamo proposto al Ministero dell’agricoltura che tutti gli aiuti versati alle aziende fossero soggetti a un insieme comune di requisiti con riferimento alle convenzioni internazionali del lavoro e alle leggi nazionali. La nostra proposta è stata chiaramente ignorata, così come le direttive di Bruxelles, e l’applicazione della condizionalità sociale è stata inaccettabilmente posticipata. Si continuerà quindi – di fatto – a finanziare lo sfruttamento nel lavoro in agricoltura.

Se prima potevamo usare la strategia Farm to Fork per rivendicare l’urgenza di supportare l’agricoltura contadina in Europa, i recenti passi indietro fatti dalla Commissione europea renderanno molto più difficile la nostra lotta.

Quando sarebbe il momento di dedicare tutte le risorse nel rafforzamento delle economie territoriali, supportando i contadini e assicurando prezzi stabili e giusti, quando sarebbe il momento di mettere in pratica la strategia Farm to Fork per creare resilienza a shock come la guerra, quando sarebbe il momento di mobilitare tutta la nostra solidarietà verso le popolazioni che davvero soffrono penurie alimentari, spalanchiamo le porte a chi questa crisi la può solo aggravare.

Arrabbiati e delusi, continuiamo la nostra lotta, difendendo ora più che mai il concetto di sovranità alimentare – resiliente, solidale e libero – per tutte le popolazioni del mondo. Contro ogni guerra, oppressione e negazione del diritto al cibo.

 

Contatti:

Fabrizio Garbarino – garbarino.fabrizio@gmail.com

Antonio Onorati – antonio.onorati48@gmail.com

Paola Peretti – paolaperetti03@gmail.com

 

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Categorie: PAC

1 commento

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